"La mia maratona di Firenze 2009" scritto da Varone Roberto il 05/12/2009

Eccomi nuovamente a scrivere questa volta con la voglia di raccontare la mia maratona di Firenze.
Dopo 5 giorni ho avuto la possibilità di metabolizzare sensazioni e fatica e quindi sono pronto.
Al ritorno da Berlino pensavo che se non impossibile, sarebbe stato alquanto difficile appassionarsi ad un’altra gara. Non intendo paragonare le due competizioni, troppa la differenza organizzativa e ambientale ma, correndo in …. Casa, ho avuto la netta sensazione che almeno in qualche parte della nostra stupenda terra, c’è gente che apprezza il senso della fatica e della partecipazione.
Partiti il sabato, tutti noi abbiamo cercato di caricarci a vicenda. Arrivati a destinazione, ci siamo divisi per raggiungere i nostri rispettivi alloggi per poi incontrarci di nuovo al villaggio Maratona.
Pranzo che sembrava irraggiungibile e scoperta di un posticino dove abbiamo consumato un buon piatto di pasta e bevuto un ottimo vinello rosso Toscano sucui in buon Carletto può tranquillamente testimoniare. La sera, come ho avuto modo di raccontare, siamo stati dalla nonnina che ci ha coccolato a dovere. La torta poi, una specialità. E poi arrivano le 6,30 di domenica, colazione scarsa( La gioconda da cancellare dall’elenco degli alberghi. Fortunatamente altri partecipanti ci offrono il barattolo del miele. Ora sono pronto: i presupposti per una buona gara ci sono tutti. Facciamo un rapido check up: dolori TUTTI, fiacca, TANTISSIMA, freddo, ABBASTANZA, sonno, NO QUELLO NO, adrenalina, DA VENDERE. Dopo la consegna delle borse, eccoci tutti sull’autobus, direzione Piazzale Michelangiolo lo speaker Nerli parla, parla, parla, racconta, spiega,ringrazia,illustra,propone,saluta e io intanto faccio la puntuale fila al WC.Espletata….. la pratica, inizio a riscaldarmi ma il tempo sembra essersi fermato. Piccolo ritardo a causa di “ Esigenze Televisive” e poi lo sparo.Deve essere un suono quasi ipnotizzante perché all’improvviso tutto sparisce, paure, timori stanchezza, dolori. Esiste solo la strada e tanti piedi che si muovono. Ultimi auguri a tutti i partecipanti e poi tante mani alzate che salutano una telecamerina posizionata sul suo trespolo. Breve salita e poi giù in discesa dove ci si accalca, ci si schiva, si evitano ostacoli quali foglie buche e piedi e gambe.La fresca aria autunnale accarezza il viso e una leggera brezza attraversa i capelli.Ben presto iniziano i calcoli, prima molto superficiali poi via via più ponderati. Incontro Elisabetta che pian piano si allontana svicolando tra la grande folla, poi nessun volto conosciuto, solo tantissimi partecipanti allegri e felici.La gara continua tra una nutrito numero di spettatori che ci incita. Arriviamo alla mezza con un buon tempo e allora la mente inizia il suo lungo lavoro logorante, fatto di conti, calcoli, somme speranze. Un pensiero a Stefano Suzzi e ai versi mai più di ora tanto idonei “ Per me si va nella citta dolente, per me si va nell’eterno dolore…….E poi il fatidico cavalcavia a gobba di dromedario. La gara oramai sarà liscia come descritto sulla rivista? No amici c’è ancora un ostacolo: Le Cascine, fredde umide insidiose e solitarie. Poche persone presenti e ancor meno a tifare per noi. Superata anche questa ennesima prova, non ci resta che entrare nuovamente in città. Allora ecco in bagno di folla urlante dove spiccano come sempre i turisti stranieri con il loro incitamento particolare fatto di parole al singolare rivolte però a tutti gli atleti:BRAVO. Un rapido sguardo al mio Garmin mentre i piedi calpestano i fatidici lastroni che non hanno nulla da invidiare ai nostri sampietrini: duri, irregolari e scivolosi. 41 Km, 41,500 il mio garmin dice che devo aumentare il passo se voglio rimanere sotto le 3,45. Allora obbediente come un soldatino, faccio girare le gambe. I piedi appoggiano i muscoli spingono le gambe assorbono i contraccolpi, il cuore batte, il fiato si fa affannoso. Il ricordo della maratona vista in tele lo scorso anno si fa nitido: curva a destra e poi dopo 200mt c.a , a sinistra ed ecco l’arrivo. Spingo spingo alzando gli occhi verso il pubblico. E’ allora che vedo le gradinate, mi avvicino e chiedo un ultimo incoraggiamento. Parte un caloroso applauso che risveglia lo speaker che a sua volta chiede con passione un incitamento tutto per noi che siamo quasi all’arrivo e arriva puntuale un boato che rigenera le fibre. ARRIVATO! E’ un sogno 3.44,52!!!!!!
Grazie Firenze dalle strade strette, grazie pubblico che ci ha seguiti, grazie ASD Pegaso ma soprattutto grazie amici che mi avete supportato durante gli allenamenti e poi con dolce pazienza, sopportato dopo la gara.
Un grazie particolarissimo alla mia mitica Anna Maria che ha gioito per la mia prestazione. Vi giuro che questo mi ha ripagato ampiamente delle fatiche spese.
Ora si che sono pronto per una nuova avventura.