"Pensieri sulla" scritto da Varone Roberto il 22/06/2009

Tensione, timore, adrenalina, pazzia, passione, amore, attesa snervante, sorrisi, chiacchiere, amicizia. Queste sono a mio avviso le sensazioni del pregara. Ognuno di noi le manifesta a suo modo, e allora qualcuno si concentra, altri si scambiano battute, altri ancora si guardano intorno increduli, valutando le dimensioni della marea umana pronta a scattare. C'è invece chi, stracolmo di adrenalina, non riesce proprio a stare fermo: saltelli con annessi pestoni a tutti quelli che si trovano nelle vicinanze, gomitate, schiamazzi, ecc. inizia la gara, no è solo un serrare le file mentre lo striscione di partenza è ancora lontanissimo. Si inizia a calcolare il tempo che ci separa dallo start. Poi ecco il Count Down e allora l'adrenalina sale, il cuore batte all'impazzata i muscoli si tendono e l'udito si affina. Finalmente lo sparo e i primi partono, mentre gli altri aspettano il proprio turno per poter fare una serie di passi definibili come ... corsa. Il Colosseo, uno dei più conosciuti simboli della nostra Roma, pian piano si allontana alle nostre spalle e ben presto ecco i resti di Caracalla che si ergono maestosi sulla nostra destra. Il primo Km. Lo passiamo tutti insieme appiccicati come se fossimo incollati, le luci si fanno più deboli e le fiaccole più visibili. L' Appia Antica con i suoi Sampietrini è lì ad aspettarci e tutto intorno a noi la storia si racconta.
Poi all'improvviso, come un ritorno al passato tutto diventa scuro, spariscono persino le ombre, lasciando l'onere dell'illuminazione alle fiaccole sapientemente distribuite lungo il percorso. A noi, l'onore di percorrere trionfanti, ognuno a modo suo, quelle antiche vie. Caffarella, Circo Di Massenzio con attigua dimora di Cecilia, nella penombra, appaiono ancora più imponenti. L'immaginazione è talvolta più forte e sugestiva della realtà. Preoccupati per il buio? No perchè la grandezza di Roma si vede anche in questo frangente. Il cielo completamente coperto infatti riflette le luci della modernità e ci regala una chiarore capace di segnare il magico percorso. Arrivano i rifornimenti che allietano e rinfrescano i partecipanti. Non prendo acqua e subito ne sono pentito ma ecco altri che, come in altre occasioni ho fatto io, mi regalano un attimo di freschezza. Vicino a me Giuseppe, denumerato che mi lusinga con graditi apprezzamenti e davanti a me la speranza di raggiungere l'obiettivo, Erode Attico arriva e con lui arriva anche la lunga, scura e facile discesa che ci regala l'incontro con Via Ardeatina e con la luce. Lungo il percorso c'è gente festosa che, lasciando momentaneamente la sua festa mangereccia, ci sprona con applausi e incoraggiamenti. Alcuni ....villani escono dalle loro preziose dimore e partecipano alla nostra gioia. E' dura è vero, ma ancora ci sono le forze per continuare e nemmeno le lunghe salite possono impedire la nostra marcia. Lasciata momentaneamente la via, entriamo in un tunnel buio ma subito dopo si intravedono i magici lampioni. Si gira e si rigira, il traguardo si avvicina sempre di più 15, 16, 17 ma all'improvviso ecco il muro di Tor Marancia che accompagnato dagli odori dei banchi del pesce, fa crollare momentaneamente le speranze. Dura poco! Si perchè la corsa è solidarietà, è amicizia, è incoraggiamento. Subito ci si riprende, aspettando il prossimo piccolo cedimento. Ma ecco come in un miraggio che appare la porta che in passato rappresentava l'arrivo e la salvezza per pellegrini e mercanti. Per me rappresenta anche l'inizio della discesa finale.Piccola curva a sinistra ed ecco da lontano un chiarore e voci e colori e speranze e pregustazione di quel magico momento che ti invade e ti riempie di energie che pensavi oramai esaurite. 200 metri e spingi, 100 metri e stringi i denti,i muscoli si tendono mentre sul viso si stampa l'ultimo sforzo. Parole, flash, vocii, luci. Magicamente appare una medaglia, appesa al collo da mani sconosciute ed ecco, come per incanto, dimenticare la stanchezza e la grande fatica sostenuta. Qualcuno pensando alla "Quiete dopo la tempesta" (non me ne voglia Giagomo), si ispirò forse proprio a questi momenti.
Grazie alla corsa grazie ai cari amici, grazie agli organizzatori che nonostante tutto e tutti ci hanno regalato una forte emozione ma soprattutto grazie a Roma, la grande, insuperabile, maestosa Roma che in compagnia delle ombre della notte, ci ha saputo regalare l'ennesimo sogno.