"Firenze Marathon" scritto da Testa Alessandra il 03/11/2010
Firenze.Il pettorale F90 fa paura da solo.Parto con una sensazione di dover affrontare più di una Maratona.
Le previsioni meteo sono le peggiori. Il ritiro dello scorso anno aleggia dentro di me come i battiti timorosi del cuore.
Il sole beffardo del Sabato, le stelle della notte mi prendono in giro lo so.
Ricordo con lucida consapevolezza la disfatta, la battaglia persa, la stanchezza che aveva preso il sopravvento, e cavolo era solo un anno fa!
Gli sguardi di quelli che continuavano e io contro di loro quasi a pensare: “vabbè ho perso ma tornerò”.
Sono pronta. Diluvia e fa freddo. La voce di Ludovico rimbomba di positività in un piazzale Michelangelo bagnato, congelato nelle smorfie di migliaia di spericolati. Firenze è scomparsa dalla terrazza, nella nebbia e tra le fitte gocce di una pioggia incessante.
Uno strano silenzio, che ci sarà per tutti i 42 Km prende forma già alla partenza.
Abbiamo tutti paura..è evidente! Anche gli impavidi tremano.
Partiamo comunque. Supero amici, mi incitano.
Vado.. fredda, lenta ma tenace. Ho bisogno di farcela. Le Cascine disegnano una natura morta annegata e l'Arno borbotta gonfio e altezzoso.
Evito quanto posso le pozzanghere, le buche, le foglie viscide.
Corro.
L'acqua mi leva il sorriso, le gambe gelide ancora...eppur sono partite da sole...brave...
Passo ad ogni spugnaggio, urlando “voglio un asciugamano” e ringrazio i volontari che sotto la pioggia, continuano a darmi coraggio
Non ci sono donne intorno a me e quando sento “Brava, dai”so che è per me...mi scaldano almeno un po' il cuore.
Corro. Tra un po' passerò nel punto preciso del ritiro dello scorso anno, ingoio nervosa aria mista a pioggia e sudore..chiudo gli occhi, immagino una spiaggia assolata bianca dove la pelle brucia dove evaporo e mi trasformo in sabbia.
Superato quel punto sento che ce la farò, stavolta la battaglia la vinco io.Svuoto la testa di ogni ansia e corro. Perdo un paio di compagni iniziali mi dispiace..io non posso fermarmi, mi ringraziano...e vado via.
Ponte Vecchio non lo riconosco neppure! Il vento mi appanna la vista i lastroni di piazza Duomo mi fanno vacillare, ma sono solo 3 Km...solo tre e sarà tutto finito. Visualizzo la doccia caldissima, una sauna, un fuoco, un tè,sette piumoni!!!
Arrivo ...tra urla, ambulanze, tutto mi sembra amplificato, ho bisogno di qualcuno che mi infili la medaglia e mi tolga il chip,ho le mani congelate e ancora i volontari che mi coccolano mi viene da chiamarli “mamma”..ridono!
Cammino tremando...ascolto annebbiata, i lamenti di chi conosco, quasi tutti stremati, delusi, crollati.
L'ultimo Km sotto l'ennesima pioggia per raggiungere l'albergo, mi schiaffeggia, come se non bastasse ancora, come se dovessi espiare non so che.
Mi attacco alla reception dell'Albergo, come Fantozzi...implorando una chiave.
Il resto è caldo, ciccia , affetto, il resto è una quiete infinita,il resto è quel solito qualcosa di speciale
che custodisco dentro e che solo io e nessun altro sa.
Che solo io porterò con me nei momenti difficili, in cui ricorderò il 38esimo km dove, nonostante mi sembrava tutto buio, ho trovato la forza per sperare di arrivare alla luce...che per fortuna era lì.